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Dall’1 gennaio all’8 marzo 2021 in Italia sono state uccise 12 donne, ragazze e bambine. Due di questi femminicidi sono stati commessi nel palermitano. Non sono numeri, né statistiche. Sono vite di ragazze con sogni, con progetti di vita, uccise dalla violenza, dal possesso, da una cultura deviata, da una narrazione mediatica morbosa, paternalistica e fuorviante che trasforma le vittime in colpevoli ed alleggerisce la gravità di un reato profondamente strutturato nella società: 

NON SI TRATTA DI “RAPTUS” ISOLATI, SONO FEMMINICIDI, UN FENOMENO CHE RIGUARDA TUTTI E TUTTE E CHE EVIDENZIA UN’EMERGENZA NAZIONALE.

Le sole segnalazioni di violenza domestica sono aumentate rispetto ai numeri dell’anno scorso: durante il lockdown sono state 5.031 le telefonate arrivate al 1522, il 73% in più sullo stesso periodo del 2019. Occorrono azioni informative e soprattutto educative estese a ogni livello della società e delle Istituzioni, una trasformazione culturale che guardi soprattutto ai bambini e alle bambine che saranno gli uomini e le donne di domani. 

Nella Giornata internazionale per il riconoscimento dei diritti delle donne, vorremmo celebrare storie ordinarie e straordinarie di coraggio, lotta, determinazione e ambizione delle donne mentre sono ancora in vita e non da morte.

Questo il messaggio sottoscritto dalla rete di organizzazioni del terzo settore, Progetto Violetta, Maghweb, HRYO – Human Rights Youth Organization e NAKA, che ha trovato il sostegno e condivisione del Comunale di Palermo e Le Onde Onlus Palermo.

Uno striscione viola recante il messaggio NON CHIAMATELI RAPTUS. 12 FEMMINICIDI IN ITALIA NEL 2021 è stato esposto questa mattina sulla facciata principale di Palazzo della Aquile. 

Un messaggio che vuole tenere alta l’attenzione pubblica sul fenomeno. Alle ore 17.00 a piazza Verdi, la rete di associazioni scenderà in strada per ricordare le dodici donne uccise nei primi mesi del 2021. Un ricordo delle loro passioni e degli interessi che le impegnavano da vive, una narrazione delle loro biografie al tempo presente, perché in una società libera dalla sopraffazione maschile, è così che la loro storia sarebbe andata: sarebbero ancora in vita.