Fontanelle, Qanat, Foto Maghweb

di Maura Cattano e Carla Carta, volontarie del progetto Qanat

L’acqua è un bene primario, necessario per la sopravvivenza di ognuno di noi. Rappresenta uno degli elementi più importanti per le nostre funzionalità organiche, noi stessi ne siamo costituiti del 70%. Onnipresente nella nostra vita, è disponibile nelle nostre case. Basti pensare a quanto è semplice aprire il rubinetto per far scorrere l’acqua e utilizzarla. Un gesto divenuto ormai automatico, specie in questo periodo in cui la comunicazione ministeriale, e non solo, ci invita ripetutamente a lavare le mani per prevenire le infezioni. Tuttavia, non è con la stessa facilità che decidiamo di utilizzare l’acqua del rubinetto non per l’igiene ma per dissetarsi. È “automatismo collettivo” aprire piuttosto una bottiglia di plastica. Perché? 

Il primo febbraio 2018 si è tenuta, a Bruxelles, un’assemblea della Commissione Europea sulla potabilità dell’acqua alla quale hanno preso parte tutti gli stati Europei. L’obiettivo dell’assemblea fu quello di aggiornare le norme che avrebbero migliorato la qualità e la sicurezza dell’acqua aggiungendo sostanze nuove ed emergenti all’elenco dei criteri che ne determinano la sicurezza (ad esempio legionella e clorati). Tali integrazioni tengono conto delle conoscenze scientifiche più recenti e delle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità.

La maggior parte delle persone che vivono nell’UE beneficiano di un ottimo accesso ad acqua potabile di alta qualità da lungo tempo, e si tratta proprio dell’acqua che sgorga dal nostro rubinetto. 

In Italia il decreto del Ministero della Salute del 3 marzo 2001, detta i parametri che stabiliscono la potabilità delle acque adibite al consumo umano: analisi microbiologiche, chimiche e parametri indicatori al fine di controllare che l’acqua non presenti patogeni nocivi per l’uomo. Secondo il decreto, i controlli vengono effettuati in ogni punto di stazionamento dell’acqua: esso, infatti, regola complessivamente i controlli generici, interni ed esterni. 

Nel caso di Palermo i controlli sono affidati agli uffici competenti regionali (esame chimico), all’Amap (Azienda Municipalizzata Acquedotto di Palermo) e all’Azienda Sanitaria Locale per garantire la potabilità. 

Il processo di potabilizzazione deve garantire all’acqua trattata idonee caratteristiche organolettiche (sapore, odore, colore, torbidità), idonee caratteristiche fisiche (temperatura, conducibilità elettrica e pH) e chimico-biologiche (durezza, salinità, carico organico, ecc.). L’Amap effettua circa 30 analisi al giorno sull’acqua distribuita e sulle fonti di approvvigionamento, a garanzia della qualità delle risorse fornite agli utenti.

Com’è possibile dunque che il cittadino si ostini a comprare qualcosa che ha a disposizione, comodamente e a costo zero?

Quest’“automatismo collettivo” nasce da due semplici ragioni: ci hanno convinti che l’acqua in bottiglia sia di qualità superiore rispetto a quella corrente; siamo disinformati, specialmente nel nostro Paese. L’Italia, ogni anno consuma in media 11 miliardi di bottiglie, è seconda soltanto al Messico.

Ogni volta che siamo chiamati a fare una scelta siamo  portati a ragionare sul rapporto costi-benefici e, nel caso dell’acquisto dell’acqua, la nostra conclusione è sempre stata quella di andare al supermercato e comprare la cassa più economica. Questo ragionamento risulta paradossale perché non c’è differenza di potabilità tra l’acqua contenuta in una bottiglietta e quella che viene erogata dal nostro rubinetto. 

Alcuni obiettano lamentando un gusto amaro o sgradevole dell’acqua del rubinetto, ma l’acqua in bottiglia è soggetta a un parametro microbiologico in più (pseudomonas aeruginosa, un batterio) rispetto all’acqua corrente. Ogni cittadino, sotto monitoraggio di esperti, può inoltre intervenire sulla cosiddetta “durezza” dell’acqua, attraverso l’impianto di un depuratore, l’inserimento delle sostanze che servono a raggiungere quei parametri di potabilità citati sopra o l’utilizzo di caraffe depuratrici. Questi sono sicuramente piccoli investimenti vantaggiosi anche dal punto di vista del bilancio economico di ognuno di noi, ma principalmente per il nostro ambiente.

Con il consumo dell’acqua in bottiglia, alimentato da campagne pubblicitarie che trasformano l’elemento naturale (le fonti d’acqua e i ruscelli di montagna) in un prodotto necessariamente acquistabile, si alimenta un sistema che ha privatizzato l’acqua potabile e fatto aumentare i prezzi in maniera smisurata.

È per questo che la Commissione Europea si ripropone di lanciare campagne per informare i cittadini circa la qualità dell’acqua a loro accessibile e incoraggiare le amministrazioni e gli edifici pubblici a fornirne accesso.

Oggi tutti i cittadini hanno accesso con facilità a informazioni sulla qualità e l’approvvigionamento di acqua. Ed è con questa funzione che è nato il progetto www.fontanelle.org, una mappa di tutte le fontane presenti nelle città italiane, nato dall’esigenza di rieleggere la funzione della fontanella a patrimonio da salvaguardare e come diritto di tutti, per riscattarla dal non uso e rivestirla della sua dignità storica ed estetica. Senza contare che un itinerario lungo le antiche fontanelle municipali in ghisa dislocate in città, permette di rivivere memoria e tradizioni e trasmettere un’antica testimonianza culturale.

Insomma stiamo facendo grandi passi avanti, ma per avere risultati ognuno deve essere disposto, se necessario, ad apportare qualche piccola, ma grande, modifica alle proprie abitudini giornaliere.