Poche settimane prima che il lockdown portasse alla chiusura totale di molti settori dell’economia e della vita pubblica, Maghweb è stata al porto di Trapani, nell’area della Banchina Marinella: è qui che da qualche mese è iniziata la seconda fase del restauro del Brigantes, un veliero cargo con oltre un secolo di vita, salvato dalla demolizione e recuperato dopo 15 anni in disarmo. Per le ragioni legate all’emergenza Coronavirus e nel rispetto delle norme ministeriali vigenti, in queste settimane l’attività cantieristica è stata temporaneamente sospesa, ma completati i lavori di quello che al momento sembra il grande guscio di una noce, partirà dalla Sicilia la piccola rivoluzione zero emission shipping. Con la sola forza del vento e allo scopo di promuovere i benefici della navigazione mercantile a emissioni zero, l’imbarcazione cargo gemella della più celebre Eye of the wind, sarà in grado di trasportare centinaia di tonnellate di prodotti biologici e di lavorazione artigianale: dal caffè alle fave di cacao al rum dal Sud America all’Europa, ma anche vini, olio e ogni tipologia di prodotti biologici mediterranei molto apprezzati nel Nord Europa e nelle Americhe. “L’obiettivo – spiegano i componenti del team di Brigantes – è anche quello di incentivare un tipo di commercio equo e solidale che unisca due mondi locali sulla lunga distanza, senza dover passare obbligatoriamente per un sistema industrializzato con un impatto devastante sull’ambiente”.

Tre vite e altrettanti nomi di battesimo. La storia di Brigantes inizia in Germania nel 1911, quando lo scafo in ferro chiodato lungo 30 metri e largo 7, venne varato col nome Meta. Bottino di guerra dei francesi nel 1920, arriva in Italia nel 1923, dove viene adibito al trasporto di talco e marmo di Carrara dalla Sardegna a Livorno. Ribattezzato Onice, negli anni Cinquanta subisce una trasformazione radicale, lo smantellamento dell’armo velico e la trasformazione a motonave, trasportando merci di ogni genere. “Gli ultimi anni di navigazione tra l’isola di Pantelleria e la Sicilia, dove è stato utilizzato per il trasporto di bombole di gas, gli hanno conferito una forte identità siciliana”, racconta Alessia Rossetto, che per Brigantes si occupa della rete commerciale e della distribuzione. “La nave ha sempre avuto un legame molto forte con il territorio, è un’imbarcazione che i panteschi ricordano. Giuseppe Ferreri, capitano di marina mercantile, tra i soci fondatori della Brigantes Shipping Ldt, compagnia nata per il recupero del veliero, ha iniziato la propria carriera proprio a bordo di Brigantes. Anche per questa ragione il veliero si fa portavoce di una comunità ed è interessante che questo progetto possa unire territori diversi”. L’idea d’impresa è nata infatti a Vienna aggregando un gruppo di investitori e volontari italiani, austriaci e tedeschi che hanno visto in questa nave anche uno strumento di gemellaggio tra territori, culture e approcci diversi alla sostenibilità.

“Quella del trasporto merci a vela potrebbe apparire come un’idea inusuale”, chiarisce Oscar Kravina, costruttore, restauratore di imbarcazioni e coordinatore del progetto. “Gli ultimi velieri in occidentale, oggi scomparsi del tutto, sono esistiti fino agli anni ’80, ma in altre parti del mondo, in Madagascar o nei mari del Nord, la navigazione mercantile a vela è ancora in voga e con diversi progetti che hanno tentato di riportare alla luce questo tipo di trasporto”. Tra i più conosciuti c’è per esempio l’olandese Fairtransport, la prima compagnia di navigazione moderna a zero emissioni. “La nostra idea – continua – è quella di aggiungerci agli altri progetti già esistenti, contribuendo alla creazione di una flotta di navi cargo a vela che abbia un impatto sempre maggiore in tema di sostenibilità ambientale”. Un progetto faro per sensibilizzare l’opinione pubblica sui costi reali che il trasporto marittimo attuale ha per l’ambiente, le società e le generazioni future. Circa il 90% delle merci a livello globale viaggia su enormi portacontainer che spostano centinaia di miliardi di merci da un capo all’altro del pianeta, bestioni di ferro che bruciano tonnellate di carburante e polveri sottili estremamente tossici, considerati a terra rifiuti pericolosi e che richiedono uno smaltimento costoso e complicato.

Brigantes, che si è unita alla Sail Cargo Alliance e a un gruppo di organizzazioni impegnate nella creazione di una cultura ecologica nel trasporto navale, punta anche alla promozione di viaggi di turismo sostenibile, con la possibilità di potersi imbarcare come passeggeri paganti, e al recupero e alla tutela dell’arte marinaresca e dei mestieri legati al mondo della nautica attraverso la creazione di una scuola di formazione professionale che offrirà ad apprendisti e allievi l’opportunità di imparare tutti i segreti della navigazione su un veliero tradizionale.