giornata del fiocchetto lilla

“Caro corpo,
mi dispiace di averti fatto del male, di averti odiato e maltrattato. Mi dispiace di aver pensato che tu occupassi uno spazio che non meritavi.
Mi dispiace di averti punito, togliendoti tutti ciò di cui necessitavi, rendendoti fragile e impossibilitato a funzionare.
Mi dispiace di essermi sentita invincibile e al contempo così apatica verso ciò che andava oltre quello che potevo controllare, verso ciò che oltrepassava il mio piccolo mondo fatto di sicurezze, che nascondevano in realtà tanto dolore.
Mi dispiace di non averti ascoltato e di averti ritenuto troppo, senza mai volerti accettare.
Mi dispiace di averti messo fin troppo alla prova chiedendo attività continua, nonostante fossi stremato data la mancata energia. Mi dispiace di averti fatto schiavo di una mente piena di regole, restrizioni, che si identificava sempre più con la malattia.
Noi eravamo lei, la nostra migliore amica.
Mi dispiace di aver ignorato i tuoi segnali, quasi privandoti di tutte le tue funzioni vitali.
Mi dispiace di non averti fatto godere dell’amore altrui, per anni tutto ti sarà sembrato così lontano, come se tutte le emozioni non esistessero.
Mi dispiace di aver pensato che tu non meritassi la guarigione, che io e te non meritassimo una vita piena. Mi dispiace di aver pensato che noi non valessimo abbastanza.
Mi dispiace di aver desiderato che tu scomparissi e il mio cuore insieme a te.
Ma sai caro corpo?
Oggi riesco a chiederti scusa, perché abbiamo vinto.
Siamo riusciti a vedere di nuovo il sole, io e te. Ed è così bello, oggi, sentirci parte l’uno dell’altra, senza punizioni, ansie o paure. Siamo un’unica realtà e tu, caro corpo, non sei più lo strumento di dimostrazione della mia sofferenza, della mia depressione.
Sei meraviglioso.
Grazie per aver tenuto duro.”
Noemi

Il 15 marzo è la giornata del fiocchetto lilla, dedicata alla sensibilizzazione sui disturbi del comportamento alimentare.

Ci sono tante sfumature dietro a un dca, e spesso si tende a non scavare nel profondo di chi ne soffre, vedendolo come un capriccio, ma il dca è l’esternalizzazione di un malessere, autodistruzione, voci che governano la mente, confusa e annebbiata. è la perdita totale del controllo della tua vita.

Le voci non ti lasciano mai, vuoi tenere tutto sotto controllo, ma sai che è impossibile, e così riversi tutto nel piatto. Lo diminuisci, lo elimini, ne assumi di più per poi eliminarlo.

I dca sono una patologia, sono tanti, insidiosi e subdoli. Non minimizziamo nulla, non dimentichiamo della realtà e unicità di ogni storia.

Non abbiate paura di chiedere aiuto, farlo è coraggio di accettare di desiderare una vita migliore.

La luce in fondo al tunnel c’è, non pensate di non meritarla o che non valga la pena. Varrà sempre la pena di vita piena, di una vita vera.