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Sono passati esattamente 37 anni da quando il vaiolo è stato dichiarato “sconfitto”.

Era infatti il 9 dicembre 1979 quando l’eradicazione mondiale del vaiolo fu certificata da una commissione di eminenti scienziati, dopo intense attività di verifica nei vari Paesi.

Il vaiolo era una malattia infettiva causata da due varianti del virus denominato Variola.

Questo si localizzava a livello della piccola circolazione della cute, del cavo orale e della faringe. A livello cutaneo si manifestava con un’eruzione maculo-papulare e, successivamente, con vescicole sollevate piene di liquido. Il virus era causa di manifestazioni cliniche più rilevanti e registrava una mortalità del 30-35%. Le complicanze a lungo termine includevano gravi cicatrici caratteristiche, soprattutto al volto, nel 65–85% di coloro che riuscivano a sopravvivere alla malattia.

La lotta a questa malattia era iniziata già nel XVIII secolo e i benefici della vaccinazione furono dimostrati per la prima volta da Jenner nel 1796. Nel 1832 il governo americano introdusse un programma di vaccinazione per i nativi americani che venivano falcidiati dal virus.

Segui il  Regno Unito che introdusse la vaccinazione obbligatoria nel 1853. Lo stesso avvenne negli Stati Uniti tra il 1843 e il 1855, a partire dallo stato del Massachusetts. La politica della vaccinazione obbligatoria, nonostante alcuni si opponessero, portò risultati relativamente molto presto: 1897, infatti, il vaiolo era quasi scomparso dal Paese.

In gran parte dell’Europa settentrionale la malattia era stata debellata già agli inizi del XIX secolo e, nel 1914, l’incidenza nei Paesi industrializzati si era ridotta a valori relativamente bassi. La vaccinazione venne mantenuta fino ai tardi anni settanta del ‘900 per evitare la possibile reintroduzione del vaiolo da Paesi ancora endemici.

L’Australia e la Nuova Zelanda furono invece un caso a parte, in quanto non introdussero mai un programma di vaccinazione preferendo la quarantena rigorosa, in quanto le grandi distanze e la bassa densità abitativa rendevano difficile il contagio.

Nonostante le vaccinazioni, specie nel cosiddetto “primo mondo”, vi erano però ancora circa 50 milioni di casi al mondo fino agli anni ’50.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità intensificò gli sforzi, cercando di impedire il diffondersi dei vari focolai con azioni di quarantena e vaccinazione massiccia.

Si arriva così alla data citata e alla dichiarazione dell’OMS della quale riportiamo uno stralcio:

“Dopo aver considerato lo sviluppo e i risultati del programma globale di eradicazione del vaiolo avviato dall’OMS nel 1958 e intensificato a partire dal 1967, dichiara solennemente che il mondo e i suoi popoli hanno ottenuto la libertà dal vaiolo, una delle malattie più devastanti a manifestarsi con epidemie in molti paesi sin dai tempi più remoti, lasciando morte, cecità e deturpazione nella sua scia e che solo un decennio fa era dilagante in Africa, Asia e Sud America”.

Ci sono voluti circa due secoli per sconfiggere la malattia e il tutto è stato ottenuto grazie ai vaccini. In un periodo storico in cui si mette la disinformazione di massa mette in dubbio la validità dei vaccini e si cavalcano complottismi vari, secondo i quali le cure sarebbero solo a vantaggio delle grandi cause farmaceutiche, bisognerebbe sempre tenere presente il modo in cui alcune malattie gravi, come appunto il vaiolo, sono state sconfitte migliorando la vita di tutti gli esseri umani. Con i vaccini