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In alcuni casi la narrazione del male è più efficace ai fini della sua comprensione rispetto al mostrare i suoi effetti. Visitare l’ex ESMA a Buenos Aires – scuola per la formazione degli ufficiali della marina argentina che nel periodo della dittatura tra il 1976 e il 1983 ha funzionato come centro clandestino di detenzione e tortura – ha significato ripercorrere i luoghi in cui la violazione dell’umanità di sequestrati e sequestrate ha toccato il punto più basso dai tempi degli orrori nazisti. Sulla base di un piano sistematico chiamato Processo di riorganizzazione nazionale organizzato dalla giunta militare nei 20 anni precedenti, in questo come in altre centinaia di centri clandestini sono stati detenuti le decine di migliaia di donne e uomini militanti contro la dittatura. Molti di questi sono i tristemente noti desaparecidos e desaparecidas, ferita ancora aperta nella storia del paese. Il racconto dell’azione determinata dalle Madri e dalle Abuelas di Plaza de Mayo – che dal 1977 provano a restituire l’identità rubata a centinaia di bambine e bambini figli di desaparecidos nati nei centri di detenzione e poi sottratti per essere assegnati a famiglie di militari o conniventi – mostra come ci sia ancora chi i conti con il triste passato li sta facendo, costruendo memoria affinché le ferite guariscano pur lasciando una cicatrice.