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Provate ad immaginarvi sedute sul vostro letto, mentre ascoltate il vostro compagno  che spiega, punto per punto, le motivazioni per le quali voi siete mentalmente limitate e non all’altezza della sua compagnia. 

Ora immaginatevi per strada, in mezzo al traffico, mentre vi urla al telefono che sbagliate continuamente e che non potrete mai eguagliare tutto quello che lui/lei ha fatto per voi. 

Immaginatelo mentre con voce seria, vi dice che, considerati i vostri incalcolabili “errori”, ora avete un “debito” nei suoi confronti. Per risanarlo, visto che non siete buone a nulla, dovrete soddisfare delle sue richieste.  Sappiate che lui non vi dirà che dovrete assecondarle tutte ma si arrabbierà e litigherete quando voi non lo farete. 

Immaginatevi stanche, sotto le coperte, mentre lui, disteso accanto a voi, sbraita per tutta la notte del fatto che vi siete addormentate, che non lo stupirete mai. Immaginate di sentirvi dire che l’unico modo per rimediare ai vostri errori sarebbe fargli un “lavoretto” perché siete utili solo a quello. 

Immaginate di camminare sotto il sole, in piena estate e sentirlo urlare per strada che siete una puttana irrispettosa perché avreste dovuto mettere il reggiseno per non far intravedere i vostri capezzoli dalla maglietta. 

Immaginate che lui vi minacci più volte di uccidersi se voi lo LASCIASTE solo per il piacere di farvi vivere per tutta la vita con i sensi di colpa, o perché lui ha solo voi.

Ora. Immaginate se questi scenari si ripetessero da settimane, se fossero cominciati sporadicamente per trasformarsi in routine quotidiana. Vi sentireste umiliate, denigrate, annullate, usate, violate. Lo so. Perché questa è violenza psicologica.

È un abuso lento, subdolo, implicito che gioca sulla denigrazione e sull’annullamento dell’altro, sui sensi di colpa che, con il tempo, inizi ad interiorizzare. 

“Come mai non hai deciso di lasciarlo?” 

“Perché continuavi a sopportare tutto questo?”        

Perché inizi a sentire di meritare i suoi atteggiamenti. Perché li giustifichi. Perché dopo anni di litigi a cui lui attribuisce te come causa, ti senti lo schifo che lui ti urla di essere. Senza rendertene conto sei stata tu a permettergli di trattarti cosi, perché ti ha lentamente distrutto l’autostima, la mente, tutto. Ed inizi ad abituarti a questo perché sei stata costretta a diventare un’apatica rassegnata che accetta tutto ciò che vive.

E se ti senti una merda non puoi non pensare di meritare solo merda.                                                   

La violenza non ha regole, ma linee guida e atteggiamenti frequenti. Imparare a riconoscerli può salvarci dal vivere un incubo dal quale non si esce mai illesi.

Perché le parole, gli sguardi e i meccanismi malati hanno un peso, grande quanto le azioni.