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A Palermo 13 donne con #HIV, informate correttamente sull’importanza dell’assunzione della terapia anti-retrovirale, e costantemente monitorate, hanno consapevolmente deciso di allattare il proprio figlio. Lo studio retrospettivo, portato avanti dal Dott. Tullio Prestileo, medico dell’Unità Operativa di Malattie Infettive dell’Ospedale Civico Benfratelli di Palermo e presidente regionale di Anlaids, apre il dibattito su quanto la scarsa comunicazione e informazione sui temi legati all’#AIDS oggi continui a influenzare la percezione sociale che si ha delle persone che vivono con HIV, e quanto il benessere fisico, psicologico ed emotivo dei pazienti possano essere tutt’oggi condizionati dallo stigma: a 40 anni dalla scoperta dei virus, mentre la ricerca scientifica va avanti, l’immaginario legato alle persone sieropositive in Italia è ferma a 20 anni fa.

In vista della Giornata mondiale per la lotta all’AIDS il Dott. Prestileo ha lanciato un appello rivolto alla comunità scientifica affinché, a partire da nuovi studi e approfondimenti sul tema dell’allattamento al seno delle donne sieropositive, si ridiscutano le linee guida del Ministero della Salute.

Lo scorso 30 novembre  Maghweb ha ospitato, negli spazi del Circolo Arci Stato Brado, la conferenza stampa di presentazione dello studio retrospettivo sull’allattamento al seno nelle donne sieropositive.
Il Dottor Prestileo, presente alla conferenza insieme a Lorenzo Barbaro della sede Arcigay Palermo ed Elisa Chillura, giornalista del collettivo Maghweb, si è soffermato sul ruolo del medico e sulla relazione di cura con i suoi pazienti, facendo emergere come la necessità di intercettare bisogni e desideri di chi vive con HIV sia un punto di partenza per occuparsi della cura della Persona con HIV e della salute pubblica (U=U).
Partendo da questo assunto, il dottor Prestileo ha valutato retrospettivamente i dati relativi alla scelta consapevole di allattare al seno di 13 pazienti con HIV, correttamente informate sui potenziali rischi e sulle linee guida del Ministero della Salute che non consigliano tale pratica. L’analisi dei dati e della metodologia utilizzata e l’assenza di contagio di tutti i nascituri, ci costringe ad una riflessione: perché mentre la scienza ha fatto enormi progressi nella lotta all’AIDS, la percezione sociale che si ha delle Persone che vivono con HIV è rimasta ancorata ai tabù di trent’anni fa? In che modo operatori sanitari e giornalisti possono contribuire per migliorare l’informazione e per combattere l’insopportabile stigma vissuto da queste persone?