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Voting is Not Enough è un progetto promosso dall’associazione francese Pistes Solidaires Méditerranée, finanziato dal programma Erasmus plus KA1 destinato a giovani Youth Workers provenienti da sette paesi europei (Italia, Francia, Bulgaria, Ungheria, Romania, Estonia e Turchia), con lo scopo di indagare circa la partecipazione giovanile nella società e il coinvolgimento dei giovani migranti all’interno del contesto europeo.

Nei mesi di settembre, ottobre e dicembre 2015 si sono condivise esperienze e buone pratiche sui temi trattati. Successivamente ogni gruppo partecipante ha realizzato delle attività locali, mettendo in atto le strategie apprese.

Il primo step delle attività, realizzate dal gruppo italiano nella città di Torino, è stato la creazione e diffusione di un questionario online, per poter comprendere l’opinione pubblica relativa alla partecipazione giovanile nella società, al livello di diffusione e conoscenza dei progetti europei e all’inclusione e inserimento dei giovani migranti in questo processo.

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Il questionario è stato diffuso su vari canali informativi e ha visto un interesse elevato, di 150 risposte nel corso di due settimane. I dati ottenuti dal sondaggio hanno permesso di condurre un’analisi di quelle che sono le reali conoscenze e informazioni dei giovani, per la maggior parte studenti, sui programmi europei.

Il programma europeo più conosciuto è l’Erasmus, promosso dall’università, a cui ha preso parte il   67,7% di coloro che hanno partecipato al sondaggio.

Il resto dei progetti presenti all’interno del programma Erasmus Plus (Leonardo, EVS project, training courses, youth exchanges) sono conosciuti, ma poco diffusi; il 77,1% sottolinea, infatti, la scarsa conoscenza di tali programmi.

In generale, la partecipazione dei giovani ai programmi promossi dall’UE sono, secondo il 24,8 % dei partecipanti al sondaggio, è sufficiente; mentre, il 24,1%, ritiene che questa sia insufficiente. Da questo dato nasce spontanea una considerazione: se ci fosse una maggiore informazione su questi programmi attraverso reti differenti, ovvero non solo all’interno di enti formativi quali le Università, o le associazioni giovanili, ma anche attraverso i canali comunicativi mainstream (televisione, radio, quotidiani), il dato, relativo alla partecipazione giovanile ai programmi europei, potrebbe essere maggiore.

Secondo gli intervistati anche il migrante è percepito come poco inserito nel tessuto sociale ed economico italiano. Un utile strumento di inclusione sociale è l’inserimento dell’individuo nel contesto lavorativo. Il lavoro favorisce sia l’apprendimento della lingua del paese ricevente, sia l’ampliamento delle reti sociali del giovane migrante, sia un aumento dell’autonomia.

Per questo motivo, si ritiene che una riduzione dei tempi d’attesa per poter accedere al mondo del lavoro – dunque, al di sotto dei sei mesi previsti dalla legge italiana – possa incentivare i giovani richiedenti asilo ad essere più attivi nella società d’arrivo.

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In generale, è opinione diffusa che, in Italia non esiste una soddisfacente politica di integrazione e inclusione sociale del migrante, per tale ragione sono poco tutelati. Infatti, come emerge dalle risposte del questionario, una reale inclusione del migrante nella società ricevente può realizzarsi pienamente solo dopo molti anni trascorsi nel territorio ospitante.

Partendo da questi risultati, Chiara Cosentino, Elisabetta Melis e Arianna Porrone, rappresentanti dell’Italia del progetto “Voting is Not Enough”, hanno focalizzato le attività locali sull’insegnamento della lingua italiana utilizzando gli strumenti dell’educazione non formale appresi durante il training course di Marsiglia. Il workshop, svoltosi a Torino il 2 dicembre scorso, è stato rivolto ad un gruppo di 12 donne, soggetti vulnerabili ed ancora in attesa di ricevere una qualche forma di protezione internazionale. Il laboratorio è stato inserito all’interno del progetto di apprendimento della lingua italiana organizzato dall’associazione Tampep Onlus, che lavora per la tutela delle sex workers nella città di Torino e delle donne vittime di tratta, in collaborazione con il Centro di Accoglienza La Cooperativa Sociale Onlus “Isola di Ariel”.

Le attività hanno avuto lo scopo di creare coesione nel gruppo, aumentare la consapevolezza del sé, migliorare la comprensione dell’italiano aumentando l’apprendimento di nuovi vocaboli, focalizzandosi sull’importanza dell’utilizzo della lingua ufficiale in determinati contesti quotidiani, per avere un ruolo attivo e guadagnare indipendenza nella società.

Seguendo lo stesso modello di educazione non formale in Kurdistan a Dyarbakir, è stato organizzato un laboratorio con i bambini Yazidi, ospiti del campo profughi presente in città, mentre Ad Izmir è stato diffuso il questionario che ha rilevato le difficoltà per una corretta ospitalità, la necessità di provvedere ai bisogni primari dei richiedenti asilo e rifugiati (dal cibo ai vestiti), di fornire maggiore educazione ai minori e di creare un sistema sanitario coeso e funzionante, oltre che la necessità di informare gli stessi cittadini sui reali bisogni dei migranti. Si deve considerare il fatto che molti migranti in Turchia vivono attualmente in strada, senza una fissa dimora. Responsabilizzare i cittadini è stato l’assunto che l’ONG SGDD Turkie ha deciso di supportare, organizzando per l’immediato futuro eventi presso l’Università di Izmir: un festival cinematografico, seminari e conferenze.

L’aspetto della sensibilizzazione dei cittadini è stato rilevato anche in Ungheria, per le 234 persone che hanno risposto al questionario esistono reali difficoltà di integrazione che dei migranti nella società.

Un dato importante, sulle condizioni degli studenti stranieri nel contesto di arrivo è stato rilevato dal team della Romania. A Bucarest la maggior parte degli studenti provenienti dalla Siria, dalla Turchia e in generale da paesi extra europei, oltre a pagare un contributo di tasse notevolmente più alto rispetto agli studenti locali, non hanno un ufficio per studenti stranieri, non previsto, infatti, dall’istituzione universitaria. Inoltre non esiste un corso per l’apprendimento della lingua romena e nonostante ci sia stata l’intenzione di istituirlo, le associazioni studentesche non hanno potuto rintracciare insegnanti che volontariamente svolgessero tale compito, né luoghi idoneo per poterlo attuare all’interno dell’Università.

Una via percorribile potrebbe essere trovare spazi non formali, come è stato fatto per l’attività locale tenutasi a Sofia in Bulgaria, dove il team ha realizzato un workshop presso un internet cafè seguendo i principi del learning by doing, alla presenza di alcuni giovani studenti. Un’altra attività locale è stata la diffusione di un questionario sulla possibile integrazione dei migranti nel tessuto locale, dove è emersa una spaccatura tra le risposte. Se da un lato il rifugiato è sentito come promotore di accrescimento culturale ed economico per la nazione, dall’altro vengono sottolineati i limiti dell’accoglienza: in primo luogo la carenza di informazioni sia per i nuovi venuti sia per la popolazione locale, poi la barriera linguistica ed economica, le difficoltà ad accedere facilmente alle istituzioni, infine il discorso politico che scoraggia la partecipazione dei migranti e la loro integrazione nel tessuto sociale. Una forte discriminazione e pregiudizio sono creati dalle incolmabili differenze culturali.

Sulle differenze culturali, è stata interessante l’esperienza riportata dal gruppo dell’Estonia. Sul territorio estone esistono forti squilibri per la mancanza di inclusione e di integrazione della minoranza russa, che conta più di 300.000 persone giunte tramite un’ondata migratoria 25 anni fa. I russi rifiutano di apprendere la lingua estone e vivono in quartieri separati, causando malcontento e una reale separazione rispetto alla cultura ospitante. Questo esempio mostra una difficoltà di inclusione sociale, politica ed economica che sembra legata ad un retaggio culturale del dominio sovietico.

Il team estone,partendo dalla considerazione che sebbene ancora la cosiddetta “emergenza rifugiati” non esiste ma vi è una difficile convivenza con la minoranza russa, ha posto nel questionario se davvero sia possibile pensare ad un’inclusione dei 250 rifugiati provenienti dalla Siria (secondo quanto predisposto dall’UE). La maggior parte di coloro che hanno risposto pensa che sia maggiore la possibilità di integrare i cittadini siriani piuttosto che il grande numero di cittadini russi. Anche se è da tener presente come dato scoraggiante la predominanza nella cultura dei paesi dell’ex unione sovietica di pregiudizi e di forte razzismo, ancora oggi vengono negati diversi diritti, tra cui quelli degli omosessuali.

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Molto lontana dunque è l’idea di una identità multiculturale, che sembra essere percepita in Francia, un paese in cui 3,7 milioni di abitanti sono stranieri. In realtà, dalle interviste realizzate a Marsiglia è emersa una differenziazione tra migranti di prima e quelli di seconda generazione. Se i migranti risiedenti in Francia da più di 25 anni, con la cittadinanza francese, individuano nel proprio paese di origine la propria appartenenza culturale, sviluppando una certa insofferenza nei confronti del paese ospitante, i figli di immigrati nati e cresciuti in Francia, invece, percepiscono la loro identità multiculturale come una risorsa.

Alla luce di quanto indagato sorge spontanea una domanda: esiste un modello di buona ospitalità? Qual è il miglior metodo per una buona e corretta inclusione sociale?

Certamente progetti come Voting is not Enough possono essere degli strumenti utili per comprendere le dinamiche europee in tema di migrazione e per promuovere azioni concrete volte a cambiare il territorio: responsabilizzando i giovani e spingendoli a prendere parte in modo cosciente e attivo alla società, mettendo a disposizione le risorse dell’unione europea nell’ambito della mobilità internazionale e creando attività locali che abbiano un impatto immediato è possibile ottenere risultati immediati. Quello che ci auspichiamo è che questo questa iniziativa sia il primo step verso altri progetti, perché THIS IS NOT ENOUGH!

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