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Venerdì prossimo (10 febbraio) sarà presentato a Palermo il libro “Rivoluzioni Violate” edito da Edizioni dell’Asino e a cura di Osservatorio Iraq e Un Ponte Per…, la discussione sul libro sarà ospitata dal circolo Arci Porco Rosso (ore 18,30) e vedrà relazionare: Fouad Roueiha, Cecilia Dalla Negra e Debora Del Pistoia.

Proprio con Debora, rappresentante della sede Cospe in Tunisia già incontrata da Maghweb ai tempi del World Social Forum 2013 (guarda il video), abbiamo fatto una chiacchierata per offrire un antipasto di “Rivoluzioni Violate”.

Innanzitutto, come mai a Palermo a presentare il libro ci sarete tu, Cecilia e Fouad?

Siamo promotori della redazione di Osservatorio Iraq Medio Oriente e Nord Africa, gestita da un collettivo di giornalisti indipendenti che vivono o si occupano da tempo di questi contesti o, come nel caso di Fouad, sono di doppia nazionalità (italo-siriano, ndr). Si tratta di un collettivo di passione, non guadagnano ovviamente nulla da tutto questo, è puro e semplice amore e dedizione che concretizziamo con fatica a lato dei nostri lavori.

Da dove nasce l’idea di scrivere un libro su queste tematiche e di unire casi studio così differenti fra loro?

L’intenzione di partenza è stata quella di riempire un buco informativo su quanto accaduto in questi 6 anni in dopo che i riflettori si erano riaccesi su queste regioni a partire dal 2011. Dopo l’entusiasmo iniziale i media hanno smesso di parlarne o, nella quasi totalità dei casi, hanno ripreso a parlare di questi paesi con letture orientaliste e semplificate. Per noi era importante poter fare chiarezza sul perché oggi questi paesi si trovano in queste situazioni, con un focus sui movimenti che hanno portato avanti le rivoluzioni e sul come i poteri forti e le élites hanno rapidamente ripreso il controllo della situazione in alcuni casi, avviato processi controrivoluzionari in altri, innescato guerre civili o conflitti in altri ancora. La nostra specificità è quella di partire da un’analisi che costruiamo con le e gli attivisti in loco e che parte proprio dal dare voce a loro, sia nelle analisi che nella parte finale del libro  dove abbiamo raccolto “voci dal campo”. I contesti che abbiamo trattato sono 7: Marocco, Tunisia, Libia, Egitto, Siria, Palestina, Iraq. Tutti diversi, ovviamente, ma accumunati da moltissimi elementi e soprattutto con una storia da riscoprire a partire da quanto accaduto nel 2011, fra questi anche Palestina e Iraq, contesti meno studiati rispetto al fenomeno “Primavere arabe”, ma altrettanto colpiti da movimenti di rivolta di dignità sull’onda di Tunisia ed Egitto.

Debora Del Pistoia – WSF 2013 Tunisi

ll titolo “Rivoluzioni Violate” allude più ad un fallimento o ad un tradimento del concetto di rivoluzione? Ed eventualmente perchè?

Il libro non vuole assolutamente fare un bilancio perché crediamo che i processi storici non possano essere risolti in bilanci dopo pochi anni. Ma crediamo che per tutti i paesi i movimenti spontanei e popolari siano stati confiscati dalle rivendicazioni da élites di diverso tipo che in modi vari sono riusciti immediatamente a riorganizzarsi e a mantenere/riprendere il potere. Questi elementi spiegano la fase attuale di fatica e difficoltà delle società civili e dei processi in corso, questo non è un bilancio di fatto ma un’analisi su qualcosa che sta evolvendo ogni giorno.

La Tunisia è sicuramente fra le tre citate nel libro la terra più vicina alla Sicilia e contestualmente anche quella che ti riguarda. Cosa sopravvive ancora oggi di quella “Primavera” e cosa è definitivamente tramontato?

La Tunisia è forse il paese che viene raccontato di più e sempre male. Si passa dalla visione romantica della primavera riuscita alla visione devastante della culla dei terroristi su scala internazionale. La realtà è che questo paese sta vivendo un processo complessissimo di definizione del proprio destino, per la prima volta lo sta facendo in maniera indipendente dopo decenni di colonizzazione e di due regimi post-indipendenza. Sono tantissime le ombre di una fase storica in cui si è innestato un processo contro-rivoluzionario potentissimo nel quadro di una rivoluzione ancora in corso. Le luci sono le tantissime esperienze della società civile che in tutto il paese stanno portando avanti piccole sperimentazioni democratiche, permesse oggi dalle libertà riconquistate: media alternativi di vario tipo, spazi culturali, progetti di economia sociale. A queste vanno aggiunte le importanti battaglie in corso in Parlamento sul quadro legislativo: revisione di leggi superate e repressive, legislazione sul decentramento e le elezioni locali. 

Il cammino della Tunisia dal 2011 è, però, sicuramente puntellato da luci ed ombre: le ombre sono tante e sono legate principalmente ad una classe politica che manca di visione, che rappresenta il passato e che ha costruito un’alleanza reazionaria tra un partito liberale secolarista e un partito islamista che non rappresentano coloro che hanno fatto la rivoluzione e che rivendicavano un cambiamento. Complici tanti fattori, tra cui la debolezza dei movimenti nel rielaborare alternative e spingere per affermarle, una spinta controrivoluzionaria forte viene oggi a mettere a rischi tante conquiste della rivoluzione. Queste specificità tunisine si uniscono poi ad un quadro economico preoccupantissimo e ad una congiuntura internazionale di regressione dei valori democratici che ci tocca un po’ tutt* e che con lo spauracchio del terrorismo tenta di convincerci che è meglio scegliere la stabilità.