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anteprimafoto sos mediterranee 1In questo momento la Aquarius, nave della Ong SOS Méditerranée, sta solcando il Mediterraneo facendo rotta verso la Sardegna per portare a terra 386 persone. Una cifra record per un’imbarcazione non militare, frutto di due differenti salvataggi operati a ridosso delle acque libiche tra il pomeriggio e la notte di ieri, 24 maggio.

Nel pomeriggio di ieri erano stati salvati 128 migranti recuperati da un gommone in difficoltà. Dopo aver svolto un controllo accurato sullo stato di salute dei nuovi ospiti, l’equipe di Medici senza Frontiere presente a bordo ha deciso di richiedere l’intervento di un elicottero per trasportare un bambino di otto anni in ospedale con sua madre, viste le condizioni piuttosto critiche. Da bordo, inoltre, fanno notare la presenza significativa e inusuale di migranti somali, di solito meno numerosi. Mentre le nazionalità degli altri migranti sono: Eritrea, Costa d’Avorio, Mali, Senegal e Gambia.

Subito dopo la nave si è diretta verso un’altra imbarcazione che rischiava di affondare con più di 250 persone a bordo. L’equipaggio si è messo a lavoro dalle 17 per completare le operazioni circa tre ore dopo, alle 20. Il trasbordo si è svolto nel migliore dei modi e in condizioni di assoluta sicurezza, evitando per l’ennesima volta una possibile strage di esseri umani. In questo ultimo caso si è registrata la presenza di numerosi nuclei familiari tra i naufraghi, fatto piuttosto inconsueto. Di solito le famiglie che intraprendono l’impresa disperata della traversata in mare sono molto poche e comunque composte da non più di un bambino oltre ai genitori. In questo caso invece sono presenti nuclei composti da cinque o sei elementi. Una famiglia ivoriana è arrivata a bordo dell’Aquarius con tre figli tra cui un bimbo di pochi mesi nato in Libia.

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La vignetta di Campagna per Maghweb sull’operato di Sos Méditerranée

“Un bilancio estremamente positivo”

Quando Maghweb ha conosciuto SOS Méditerranée, il progetto era ancora in fase di avvio e l’equipaggio per la prima volta si lanciava verso una sfida molto impegnativa e dai contorni imprevedibili. Oggi, dopo solo pochi mesi, la loro nave “Aquarius” rappresenta uno dei fari più luminosi per i migranti in pericolo nel Mediterraneo. Da qualche giorno Medici senza Frontiere è partner ufficiale e condivide indirizzi strategici e costi, la Guardia Costiera e il Controllo Marittimo hanno imparato a conoscere l’efficienza e la professionalità dell’equipaggio, e la nave riesce a gestire un carico di passeggeri paragonabile a quello delle navi della Marina Militare.

Dopo più di due mesi di attività è dunque tempo di bilanci per l’Aquarius e per SOS Méditerranée. Ed è un bilancio più che positivo, stando alle parole di Valeria Calandra, presidente del ramo italiano dell’organizzazione.

“Non possiamo che essere soddisfatti del lavoro svolto fino ad ora – ha dichiarato a Maghweb – in questi mesi abbiamo potuto verificare che una nave come l’Aquarius è ideale per questo tipo di operazioni, sia grazie alle sue dimensioni ed alla disponibilità di spazi per l’accoglienza, sia per la presenza di un piccolo ospedale a bordo e di un personale estremamente qualificato che comprende personale specializzato di Medicins du Monde e Medici senza Frontiere. Ma un aspetto unico è la velocità della nave e delle lance di salvataggio, che permettono un intervento molto più rapido nei luoghi di avvistamento segnalati dal Comando Marittimo Centrale”.

SOS Méditerranée è infatti tra i primi a raggiungere i luoghi dei possibili naufragi, e le autorità sono ormai consapevoli di questo per cui contano molto sul loro contributo.

“Con queste ultime 380 persone abbiamo raggiunto un totale di 690 migranti salvati solo nel mese di Maggio, e più di 1400 salvati da quando abbiamo iniziato le operazioni” prosegue la Calandra. “Inizialmente i numeri erano molto inferiori, circa 80-90 persone per ogni salvataggio, ed i ritmi erano molto meno incalzanti perché la Guardia Costiera riusciva a gestire anche tre o quattro imbarcazioni (che di solito viaggiano insieme) e dava a noi la responsabilità di intervenire su una o due che si erano allontanate dal resto del gruppo. Adesso, con l’aumento degli arrivi ed il miglioramento delle condizioni meteo i numeri sono più che raddoppiati: gli interventi sono anche due o tre in un giorno, e riusciamo ad accogliere a bordo 200 o 300 naufraghi in una sola volta. Ma nonostante questo abbiamo sempre mantenuto alti gli standard di efficienza, sicurezza ed assistenza”.

Il progetto insomma va a gonfie vele. Funziona sempre meglio ed è ormai una delle migliori realtà associative “partite del basso” attive nel Mediterraneo.

Noi siamo fieri di averli conosciuti, di continuare a seguirli e di supportarli nel modo che sappiamo fare meglio: raccontare e testimoniare uno dei più grandi esempi di “ponti” civili, di impegno concreto che si oppone coi fatti a dichiarazioni di comodo e ad aberranti strategie politiche.