“Per molte donne colombiane la pace non è mai arrivata”: questo il titolo di un articolo di qualche tempo fa pubblicato su Al Jazeera in cui si descrive la condizione sociale e umana che vive la popolazione femminile dell’unico Paese sud americano bagnato da entrambe gli oceani. Per questo motivo e per mille altre complesse sfumature (che abbiamo già trattato qui) l’emergere di un movimento politico femminile e femminista è una notizia per nulla scontata e carica di una dirompente potenza emotiva. In una metropoli come Medellín, che conta poco più di 2.5 milioni di abitanti e che nel solo mese di agosto 2020 ha fatto registrare il triste dato di 25 femminicidi, un processo politico partecipativo, nato dal basso, come quello che ha portato il movimento Estamos Listas a conquistare un seggio al consiglio comunale si è ritagliato una grande attenzione, mediatica e territoriale. Dora Saldarriaga, consigliera eletta, è solo l’ultimo passo del lungo percorso: più che la rappresentante è il megafono delle rivendicazioni collettive elaborate dalle donne del movimento.

Va detto che quest’ultimo non nasce da zero: è frutto di una già matura coscienza politica e di lotte pregresse, come a titolo esemplificativo quella per l’affermazione del processo di pace in Colombia; è in continua evoluzione e cresce con un sempre maggiore coinvolgimento delle donne che in città manifestano la necessità di avere una voce, di avere spazio. Alla base del movimento c’è una rivendicazione di fondo: “le donne non sono un settore, sono più della metà della popolazione” dice Maria Piedad Toro Duarte, una delle fondatrici del movimento . Il femminismo è la bandiera che sta alla base e alla testa dell’esperienza Estamos Listas, ma i temi ruotano attorno a concetti cardine, divenuti ormai improcrastinabili: equità, diritti. É in gioco la nascita di una città democratica, giusta, pluralista. Medellìn è una delle città più sperequate e violente dell’America Latina e la disuguaglianza non riguarda solo le donne, motivo per cui il pensiero del movimento è molto ben definito sugli obiettivi da raggiungere: una città egualitaria e accessibile, sicura, dove i bambini, le ragazze, i giovani, gli uomini e le donne, tutti e tutte possano sentirsi liberi e libere. Una città dalla quale non desiderare di scappar via. La fiducia è al centro di questa proposta che vuol essere al contempo cambiamento politico e sperimentazione di nuove forme comunitarie. All’interno di una lotta quasi impari contro i mulini a vento della politica istituzionale, l’opera continua di coinvolgimento delle compañeras di Estamos Listas è servito a rompere paradigmi radicati nella società machista colombiana: un vento di proposte concrete, spirito di felicità, nuove forme di protagonismo e pratiche di partecipazione. 

Nel 2018 quando per la seconda volta con Maghweb siamo atterrati in Colombia, poco dopo la firma degli accordi di pace fra il governo colombiano e le FARC (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) ed il referendum che li avrebbe bocciati fra lo stupore della comunità internazionale, il fermento a Medellìn delle associazioni formate perlopiù da donne era palpabile nell’aria e per le strade, teatro di centinaia di manifestazioni. E proprio lo sforzo titanico condotto da queste donne, che in un primo momento non era stato premiato dal risultato del referendum al quale si oppose il conservatorismo quasi ineradicabile della capitale dello stato di Antioquia, trova in Estamos Listas la concretezza ed il premio meritato: partire dal basso per arrivare al consiglio comunale. Un’impresa che sembra un fatto quasi normale nel concetto di democrazia occidentale ma che, invece, in una repubblica e in un’amministrazione ancora vittima di un profondo “feudalesimo” politico, rompe con il passato portando nel “recinto” del consiglio comunale di Medellìn idee che fino al 2018 erano rimaste confinate nelle sedi delle associazioni, nelle università ed in tutti quei terreni dove, seppur con fatica, il seme del contropensiero colombiano è riuscito a germogliare.

Non c’è il capitale delle imprese o di qualche magnate alle loro spalle, ma un autofinanziamento costante e calibrato col bilancino per evitare accuse di nepotismo, quella di Estamos Listas è la macchina perfetta accesa da poche decine di donne diventate 27.000 nel giro di pochi mesi, tanti sono i voti che hanno spinto Dora Cecilia Saldarriaga Grisales a sedere su uno scranno del consiglio di Medellìn. Un esempio di politica battente, costante, che in questo caso ha trovato il suo lieto inizio.

Parafrasando la scrittrice Asli Erdogan, prosciolta quest’anno dall’accusa di propaganda terrorista formulata nel 2016 dallo stato turco, nel libro Il mandarino meraviglioso: “Quando una donna è in marcia, tiene testa al mondo intero” ed il nome tradotto di Estamos Listas lo dimostra: siamo pronte!