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Foto supportoDi Alessandro Sabatucci – Nel cuore del bosco di Calvanico, in provincia di Salerno, un gruppo di innovatori, ricercatori, attivisti e studiosi dell’hackerspace Rural Hub si incontrano nella residenza rurale “L’incartata” per reinventare il futuro della nostra alimentazione mettendo al centro la produzione e la sostenibilità economica ed ambientale delle imprese rurali.

Sembra l’inizio di una fiaba contemporanea e in effetti poco ci manca. In questi tempi di Expo e e di vecchie mentalità spacciate per nuove con cui ingozzare il pianeta, il Rural Hub si è presentato il 5 luglio in una cornice di valori diametralmente opposti durante la II edizione di Foodstock, organizzato in collaborazione con xxxv; un intero giorno di festa ideato, per dirla come gli organizzatori, “per azzerare le distanze, riportare le dimensioni legate al consumo di musica e cibo – sempre più sature di sovrastrutture – a un livello basico, essenziale, naturale. Unire questi due mondi per ripartire sazi di nutrienti culturali e alimenti ad alta fedeltà a chilometro zero”. Così mentre i bimbi erano coinvolti nell’apprendimento della programmazione digitale e nell’onoterapia – attività di mediazione con l’asino che rendono l’incontro tra il bambino e l’animale un momento di gioco, scambio e genuinità – con la fattoria didattica, famiglie e ragazzi hanno goduto dei prodotti tipici (pasta e fagioli, freselle con pomodori e trinfi di verdure di stagione, a’ merenna) e del sound di artisti cilentani e non, capitanati dall’inarrivabile maestro di cerimonia e mito vivente, Gianfranco Marziano, autentico pioniere spontaneo della sharing economy, che invece di vendere libri e album, li regala su internet.

Spazi collaborativi, agricoltura comunitaria, turismo sostenibile; troppo spesso ormai ci si imbatte in cotante definizioni, usate a sproposito per mascherare pratiche vecchie con nomenclature nuove. Al Rural Hub queste etichette smettono di essere principi sulla carta e si percepiscono come reali, si respirano, si toccano. I discorsi d’élite sull’innovazione lasciano il posto a un continuo dialogo informale fra associazioni, imprese e appassionati locali e internazionali di ogni estrazione che popolano la Residenza Rurale dando vita a iniziative come #Catuozzo, una full immersion nel bosco per imparare l’antica tecnica carbonaia con cui i boscaioli trasformavano gli scarti del bosco in energia o #Common Camp, un’esperienza di smart rurality ricca di riflessioni e attività sull’idea di società collaborativa che unisca decisori e permacultori, hacker e biohacker, ricercatori e artisti, amministrazioni locali e innovatori sociali.

A ben vedere, più che una fiaba, Rural Hub sembra un modello a cui ispirarsi per seguire la scia dell’innovazione sociale e, soprattutto, una prova tangibile del fatto che cercare nuovi mondi possibili non è utopia, a patto di calare nella realtà i neologismi carichi di aspettative tipici della new economy.

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