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Venerdì 29 settembre per il ventennale della ratifica della Convenzione ONU contro la criminalità organizzata transnazionale (Convenzione di Palermo), i ministri Piantedosi e Nordio incontreranno nell’aula bunker di Palermo le delegazioni di 34 paesi per un incontro su “La Convenzione di Palermo e i suoi protocolli sulla tratta di persone e sul traffico di migranti: strumenti giuridici e operativi per affrontare le attività criminose nel contesto del Mediterraneo”.

Nell’aula intitolata ai giudici Falcone e Borsellino, strumentalizzando l’immagine di Palermo come simbolo della lotta alla mafia, in quella sede verranno discussi nuovi accordi internazionali che serviranno solo a produrre nuove violazione del diritto e dei diritti, militarizzazione e segregazione.

Non nel NOSTRO nome, non nel LORO nome, il nome di chi per lottare contro la mafia –  e  contro le istituzioni che l’hanno coperta e alimentata – ha perso la vita.  

Come è stato ampiamente dimostrato, accordi come quello siglato con la Libia non contrastano la criminalità organizzata ma la favoriscono, finanziando direttamente, con le nostre tasse, autorità e milizie accusate di crimini contro l’umanità e che dal traffico di esseri umani traggono costante profitto. Accordi come quello con la Tunisia, legittimano prove di dittatura e destabilizzano i paesi incrementando soltanto la necessità di fuggire e le pratiche di sorveglianza violenta delle frontiere, con l’abbandono e le catture e in mare e nel deserto.

Questi accordi sono illegali e condannati dalle stesse Nazioni unite e dal Consiglio d’Europa.

Il problema non sono i presunti scafisti, sono le istituzioni che costruiscono muri e confini.  

Per sconfiggere chi approfitta della necessità delle persone di spostarsi nel mondo, l’unica soluzione è l’apertura di canali di ingresso legali percorribili e sicuri. Ma non è questo l’obiettivo reale di chi ci governa, come non è quello di fermare le violenze e tutelare i diritti delle persone.

Mentre le violazioni del diritto sono commesse dagli Stati, sono gli innocenti a subire la violenza delle frontiere e a finire in detenzione in Italia, in nome di un’emergenza che non c’è, ma che è costruita ad arte per spaventarci e ottenere facile consenso.

I due ministri presenti a Palermo saranno quelli che hanno appena firmato il decreto che impone a chi chiede asilo in Italia di dare una garanzia di 5000 euro per non essere incarcerato. Decine di centri detentivi, peraltro assolutamente inutili rispetto allo scopo dichiarato del rimpatrio, stanno aprendo in tutta Italia dopo avere smantellato il sistema di accoglienza che era l’unico strumento di reale sicurezza e inclusione. Abbiamo visto, nelle ultime settimane in Sicilia, donne, uomini e bambini dentro gabbie improvvisate, senza cibo e assistenza. 

Questo governo, come quelli precedenti ma con inedita brutalità, ha dichiarato guerra alle persone, tutte. L’antimafia non è questo. 

Noi cittadine e cittadini di Palermo, che vediamo la nostra città sempre più abbandonata e tradita, denunciamo la strumentalizzazione della lotta alla mafia per segregare e criminalizzare, per alimentare odio e razzismo, per distogliere l’attenzione dai problemi reali di questo paese, tantissimi, a partire dalle povertà e dalle disuguaglianze. 

PER UN’ANTIMAFIA SOCIALE CHE LOTTA PER LE PERSONE E NON CONTRO DI ESSE

PER UN MEDITERRANEO DI VITA, SALVEZZA, E PACE, LIBERO DALLA VIOLENZA 

PER RIPRENDERCI PALERMO 

PER DIRE NON NEL NOSTRO NOME, NON NEL LORO NOME

Nella giornata di giovedì 28 settembre sarà convocata una  conferenza stampa

Per venerdì 29 settembre è prevista una manifestazione cittadina.

A breve saranno diffusi i dettagli logistici.