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Venerdì scorso abbiamo avuto il privilegio di chiacchierare con la comunità di Invicolidiversi, il festival di poesia che invita i e le cittadin3 a riappropriarsi dei vicoli di Marineo, riempiendoli di arte, bellezza e parole. Sederci in cerchio a parlare di spazi urbani e letterari al femminile in un contesto intimo e di confronto, che ha coinvolto donne, anziane, bambine, giovani e adult3 ha significato per noi rinnovare l’importanza della lotta di tutte quelle donne che a fatica si sono conquistate un presidio fisico e simbolico di riconoscimento sociale nelle nostre città e sulle nostre librerie.
Uccidere metaforicamente l’angelo del focolare, il ruolo che per secoli è stato cucito addosso alle donne, non è un’impresa facile e non dobbiamo dimenticare che lo spazio e la libertà conquistati possono sempre esserci tolti. Scriveva Virginia Woolf nel 1931, sull’angelo del focolare: “quando incominciai a scrivere me la trovai davanti alle prime parole. L’ombra delle sue ali cadeva sulla mia pagina; sentivo nella stanza il fruscio delle sue gonne. Non appena presi in mano la penna per recensire il romanzo di quell’uomo famoso, insomma, lei mi scivolò alle spalle sussurrandomi: «Mia cara, sei una ragazza giovane. Stai scrivendo di un libro che è stato scritto da un uomo. Sii comprensiva; sii tenera, lusinga, inganna, usa tutte le arti e le astuzie del nostro sesso. Non far mai capire che sai pensare con la tua testa. E soprattutto, sii pudica» […] Mi voltai e l’afferrai per la gola. Feci del mio meglio per ucciderla”.