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Saillans è una piccola cittadina di 1500 abitanti tra Marsiglia e Lione, nel sud della Francia. All’apparenza può sembrare un villaggio normale, come ce ne sono tanti, ma guardato più da vicino, rivela qualcosa di fuori dal comune. Dal 2014 infatti a Saillans si sta sviluppando un interessantissimo esperimento di democrazia partecipativa, grazie al quale le decisioni che riguardano la comunità, dall’assetto urbanistico alla gestione del traffico, si prendono in maniera orizzontale, coinvolgendo il più possibile la cittadinanza.

Durante il progetto Transeuropa Caravans, promosso da European Alternatives, Emma del team di Maghweb ha visitato Saillans, dove ha incontrato Jean Baptiste Marine, un ragazzo di 24 anni che da qualche mese lavora come urbanista per il comune di Saillans. 

Emma Esini – Foto di Adriana Díaz Martín-Zamorano

Jean Baptiste ha deciso di trasferirsi a Saillans dopo i suoi studi di urbanistica, entusiasta di avere la possibilità di poter coinvolgere la cittadinanza nella gestione urbanistica del territorio.

“La conclusione a cui sono giunto è che l’urbanistica è una tematica che riguarda tutti, è una delle tematiche più politiche perché in realtà consiste nell’organizzare un territorio dove le persone vivono, tuttavia è una materia molto tecnocratica, alla quale è difficile accedere: le decisioni vengono prese da una cerchia molto, molto ristretta. Quello che mi ha incuriosito di Saillans è l’iter decisionale molto partecipativo, grazie a delle riunioni che si tengono di continuo. Qui ho un doppio ruolo: da un lato mi occupo di moderare il dibattito, utilizzando delle metodologie per far sì che il gruppo funzioni bene, dall’altro sono urbanista e quindi ho un ruolo tecnico che consiste essenzialmente nel fare da tramite tra l’ufficio tecnico e lo stato, cioè il comune”

Abbiamo chiesto a Jean Baptiste di spiegarci meglio com’è nato questo esperimento comunitario, cosa ha spinto i cittadini a mettere in discussione un modello di amministrazione consolidato e diffuso in tutta la Francia.

“Prima del 2014 c’era un sindaco che prendeva decisioni da solo e per noi era normale, perché funziona così per tutte le città francesi. Ma il sindaco ha fatto un grosso errore: ha acconsentito al progetto di un’azienda che prevedeva la costruzione di un centro commerciale appena fuori da Saillans. Il villaggio ha solo 1500 abitanti, è piuttosto piccolo, e i cittadini hanno subito capito che il centro commerciale avrebbe distrutto gli affari delle piccole botteghe che ci sono nel centro. Ci fu quindi una grande protesta da parte dei residenti, che alla fine vinsero contro il supermercato. La protesta ha provocato delle riflessioni negli abitanti, che hanno iniziato a chiedersi: “visto quello che è successo, vogliamo veramente che nel nostro comune sia solo il sindaco a prendere le decisioni, con i cittadini che si ribellano semmai non fossero d’accordo?” Dunque è stata creata una lista civica con tre, quattro associazioni pubbliche per chiedersi un po’ quale gestione ci sarebbe piaciuto mettere in pratica”.

Ma coinvolgere 1500 persone nelle decisioni amministrative e politiche della città non è facile, così è stato studiato da zero un meccanismo per generare processi decisionali partecipativi e soprattutto per informare il maggior numero possibile di cittadini.

“Abbiamo deciso di fissare tre grandi assi, tre grandi principi:

  • Collegialità: principio che sancisce che non è solo il sindaco a prendere le decisioni, che vanno invece prese da tutta la giunta comunale, insieme. In realtà abbiamo un sindaco solo perché è obbligatorio per legge. Ogni eletto ha un campo in cui è specializzato e di cui è responsabile, per esempio l’ambiente, la mobilità, l’assetto urbano etc. Tuttavia, in ogni campo lavora in coppia con un altro eletto che ha una specializzazione diversa, così da evitare la centralizzazione delle competenze.
  • Trasparenza: l’idea è di rendere tutte le informazioni accessibili a ogni abitante. Quindi abbiamo triplicato il numero di cartelloni e pannelli informativi a Saillans, abbiamo creato un sito internet, una pagina Facebook, ogni volta che c’è una riunione municipale scriviamo e diffondiamo dei resoconti molto, molto dettagliati. In questo modo ognuno si sente legittimato a partecipare, perché di fatto chiunque ha accesso a tutto. Anche i salari degli eletti e del sindaco sono trasparenti e visibili sul nostro sito. A tale proposito, tutti guadagnano lo stesso salario, tranne il sindaco, che per legge deve guadagnare di più.
  • Partecipazione: ogni decisione è presa con gli abitanti. Ogni tematica, ogni qualvolta c’è una sfida politica, noi facciamo delle riunioni pubbliche, chiediamo che venga formata una commissione composta dagli abitanti. Infatti di solito vengono create due grandi entità: le commissioni partecipative, cioè delle commissioni che si riuniscono una volta all’anno per definire l’orientamento del villaggio rispetto a sette tematiche, questa riunione è ovviamente aperta a tutti; e i GAP (gruppo azione progetto) che hanno di fatto il compito di rendere operative gli orientamenti di queste commissioni. Vi faccio un esempio: la commissione responsabile della mobilità ha deciso di ridurre il numero di macchine nel villaggio e di pedonalizzare il più possibile. Il GAP ha deciso di ridurre progressivamente il numero di parcheggi nel centro, di creare piuttosto dei parcheggi fuori, dove i residenti possano lasciare la propria macchina”.
Il gruppo di Transeuropa Caravans con Jean-Baptiste Marine – Foto di Adriana Díaz Martín-Zamorano

Si potrebbe pensare che le decisioni vengano quindi prese attraverso la votazione, ma Jean Baptiste ci tiene a spiegare che il voto è solo l’ultima alternativa.

“Per esempio nel GPC (gruppo di controllo cittadino) ci sono 16 persone che devono prendere le decisioni in gruppo, grazie alle riunioni partecipative. In primo luogo cerchiamo di ottenere il consenso assoluto, cioè che tutti dicano “sì”; se questo non dovesse accadere, allora passiamo al metodo dell’assenso, cioè che nessuno dica “no”; se anche questo non funzionasse, allora, e solo allora, passiamo al voto. Il voto è l’ultima risorsa, lo utilizziamo solo se una questione causa troppi conflitti. È strano, perché a Saillans la gente non sopporta che si usino metodi alternativi per il dibattito… Magari propongo dei post-it, oppure di scrivere le critiche su un pezzo di carta, ma loro si rifiutano, hanno l’impressione di essere manipolati e preferiscono discutere normalmente e questo, secondo me, è il  limite più grande”.

Infatti, per quanto sia estremamente affascinante l’idea di coinvolgere i cittadini attivamente nelle decisioni amministrative, il modello di Saillans presenta non poche difficoltà.

Claraluz Keiser – Foto di Adriana Díaz Martín-Zamorano

“I limiti sono molti. Il primo che vedo, soprattutto nel PLU (Piano Locale Urbano), è il tempo che abbiamo a disposizione per decidere insieme. In realtà in alcune commissioni non abbiamo potuto rispettare i principi che ci eravamo prefissati nel processo decisionale. Avremmo voluto rispettare il processo di consenso, assenso e voto solo in ultima istanza, ma mancava il tempo per instaurare, e soprattutto esaurire, il dibattito, così spesso passiamo direttamente al voto. Questo pone dei problemi, se utilizziamo troppo il voto, ben presto si creano dei gruppi divergenti. All’interno del GPC (gruppo di controllo cittadino), per esempio, si scontrano i giovani contro gli anziani, oppure i tradizionalisti contro gli ecologisti. Questo danneggia l’unità del gruppo che avevamo, dove nessuno faceva della propria posizione una questione di principio… È un peccato che abbiamo dovuto rivedere delle ambizioni che ci eravamo posti, soprattutto quella di prendere decisioni in maniera collettiva e intelligente.” 

Oltre alla difficoltà della mancanza di tempo, amministrare una comunità coinvolgendola con riunioni e dibatti continui può essere logorante per chi gestisce i processi decisionali, ci spiega Jean Baptiste:

“Abbiamo già avuto due eletti che si sono dimessi perché questo lavoro prende troppe energie e alcuni di loro sono sull’orlo di una crisi di nervi, alcuni addirittura hanno anche un altro lavoro e sono sotto pressione costantemente. È tragicomico, perché vista la partecipazione uno è portato a pensare che più gente coinvolgi, meno compiti hai… Ma non è assolutamente vero, infatti è proprio l’opposto. Questa è una delle questioni che ci stiamo ponendo per la prossima lista, in prospettiva del 2020, come faremo a ripensare un sistema più vivibile per chi ne fa parte?”

Per concludere l’intervista, abbiamo chiesto a Jean Baptiste quale sia il più grande successo di Saillans e perché pensa che altre città andrebbero gestite con un approccio più partecipativo.

“Parlerò di quello che so, perché sono qui solo da gennaio. La mia più grande soddisfazione è stata la partecipazione che c’è stata per il pianificare l’assetto urbano. Ci sono state 25 riunioni per questo documento, dove abbiamo raccolto tutti i commenti e le critiche dei cittadini, per poi inviarlo al gruppo decisionale composto da 16 persone. Penso che questa sia stata una grande vittoria, perché non è facile da organizzare. Alla fine questo documento è stato accettato molto più facilmente, mentre di solito questi piani urbani sono estremamente controversi, perché si rimuovono dei terreni edificabili o posti auto e questi sono temi sensibili per la popolazione. Tuttavia, coinvolgendo gli abitanti, tutti hanno capito il perché si fanno certe scelte, come per esempio quella di rimuovere i terreni edificabili e lo hanno accettato, perché è stato loro spiegata la natura della decisione. Per me questa è una grande vittoria.”

Certo, Saillans è solo un esperimento e la strada per raggiungere un consolidato modello di democrazia partecipativa è ancora lunga. Tuttavia, quello che sicuramente questa comunità è riuscita a fare è lenire l’apatia che molti cittadini nutrono nei confronti della politica, chiamandoli a partecipare attivamente per rendersi protagonisti del cambiamento che vogliono apportare alla propria città.