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bandiera regno gay  e lesbo
La bandiera del Regno Gay e Lesbo delle Isole del Mar dei Coralli

Esattamente 11 anni fa si dichiarava indipendente il Regno Gay e Lesbo delle Isole del Mar dei Coralli. Il 14 giugno 2004 un gruppo di attivisti LGBT del Queensland (Australia nordoccidentale), per protestare contro la decisione del Parlamento australiano di vietare i matrimoni omosessuali, decise di rivendicare la sovranità su alcuni isole disabitate nel Mar dei Coralli fondando il Regno Gay e Lesbo del Mar dei Coralli e dichiarando unilateralmente l’indipendenza dall’Australia.

Ovviamente nessuna nazione al mondo riconobbe il neonato regno e gli stessi attivisti erano consci del valore prettamente simbolico della loro azione e del progetto che si inserisce nel filone del cosiddetto “Nazionalismo Queer”; idea secondo la quale la comunità gay debba avere come aspirazione, per porre fine alla discriminazione di cui è oggetto, la creazione di uno Stato e che la comunità gay stessa sia una sorta di nazione con cultura, valori, tradizioni e leggi proprie.

Le isole a tutt’oggi non hanno insediamenti umani permanenti e sono disabitate per la maggior parte dell’anno, a discapito di ciò il Regno Gay e Lesbo dal 2006 ha istituito un servizio di posta con la terraferma ma non si hanno notizie di spedizioni effettuate mentre risultano emessi alcuni francobolli del Regno, a beneficio degli appassionati di filatelia. Del resto nello stesso sito internet istituzionale c’era scritto che uno degli obiettivi del servizio postale del Regno era quello di “creare un’alta e caratteristica reputazione nel mondo filatelico”.

Questa dichiarazione d’indipendenza è solo una delle innumerevoli azioni di protesta non violenta della comunità LGBT per denunciare lo stato di persecuzione e discriminazione di cui è vittima in molti Paesi. Anche se negli ultimi anni sono stati fatti molti passi in avanti, specie in Europa, è ancora molta la strada da fare per metterci alle spalle l’omofobia; sia in Paesi che reputiamo civili ma che non contrastano adeguatamente l’omofobia e non riconosco alcuni diritti civili alle persone LGBT (come la nostra Italia) che in Paesi meno sviluppati in cui si rischia di essere uccisi o condannati per il solo fatto di essere gay.

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