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Ginnastica a corpo libero o con piccoli attrezzi, esercizi individuali e di gruppo. Sono le attività sportive proposte dalla UISP Palermo (Unione Italiana Sport Per tutti) e stanno coinvolgendo i detenuti del carcere Pagliarelli. “Il progetto è partito il 1° settembre e sono già 70 gli iscritti ai corsi, un’utenza media che va dai 40 ai 60 anni”, spiega Fabio Maratea, vice-presidente della UISP Palermo ed ex presidente a livello regionale.

Non è facile trovare soluzioni che possano migliorare le condizioni di vita nelle carceri ed è ancora più difficile riuscire a trovarne per promuovere lo sport. “Sono sempre meno i fondi stanziati per i servizi essenziali, ma le attività sportive e ricreative sono quelle che ne risentono di più – continua Maratea -. Eppure lo sport, oltre ad essere un diritto da garantire a tutti i cittadini, è uno strumento trasversale ed educativo fondamentale per lavorare sulla gestione delle frustrazioni, dell’autostima e delle relazioni”.

Al Pagliarelli non mancano le strutture in cui allenarsi, ci sono ben sei le palestre, ma non ci sono i soldi necessari per pagare gli istruttori e il personale che dovrebbe seguire i detenuti nelle ore di allenamento. “Così abbiamo proposto un’idea innovativa, forse la prima del genere in Italia – spiega Maratea -: il detenuto paga una quota assolutamente simbolica che gli permette di accedere ad un mese di attività, compresi tesseramento e certificazione medica agonistica. Insomma, come se si trattasse della normale iscrizione ad una palestra. In questo modo è il detenuto stesso che, in collaborazione con le istituzioni e con le associazioni del territorio, riesce a migliorare le proprie condizioni”. Un’idea che ha permesso di superare uno degli ostacoli che impedivano la promozione dello sport nella casa di reclusione e che il circolo palermitano ha sviluppato grazie al sostegno della Direttrice del carcere, entusiasta sin dall’inizio dell’iniziativa.

“Nel corso di una visita medica per l’acquisizione delle certificazioni necessarie alla pratica sportiva – racconta ancora Maratea – abbiamo scoperto che uno dei detenuti che si era sottoposto ad un esame cardiologico aveva avuto un infarto qualche giorno prima senza essersene accorto”: lo sport entra in carcere per fornire opportunità di recupero sociale e si fa strumento di prevenzione per un benessere psicofisico a tutto tondo, capace di liberare in maniera positiva lo stress di chi vive in situazioni di privazione della libertà.

Da anni la Uisp, grazie al sostegno Ministero della Gioventù, è anche impegnata in due progetti nel carcere minorile Malaspina per la creazione di percorsi di inserimento lavorativo rivolti a giovani detenuti. I ragazzi si cimentano in diverse attività sportive cercando di capire e individuare quella per la quale sono più portati. Inizia poi un percorso formativo che possa dare loro opportunità lavorative. “I molti esempi positivi ci hanno dimostrato la valenza del progetto – racconta Maratea. Siamo riusciti a far lavorare chi aveva superato il percorso formativo, si era impegnato ed era nelle condizioni di poter uscire dal carcere per lavorare. Dopo essere stati esclusi dalla società è ancora più difficile il reinserimento”.

Tante storie ed esperienze, prima di tutto umane, che incoraggiano l’associazione sportiva a fare sempre di più. Come quella di un dirigente che pur di dare la possibilità ad un ragazzo di allenarsi e frequentare le lezioni di nuoto aveva messo a disposizione la sua piscina privata. 

“Sarebbe necessaria una maggiore tutela da parte dello Stato – è l’appello di Uisp -. Ancora manca una definizione normativa di quello che è lo sport sociale. Con il termine sport si intende tutto, dal calcio di serie A a quello praticato nelle carceri, ma è ovvio che non sono la stessa cosa. C’è una sproporzione enorme e sarebbe bello se lo Stato potesse fare ordine. C’è uno sport professionistico che va tutelato con delle norme, ma va anche calmierato, e uno sport del cittadino, del benessere, strumento importantissimo di prevenzione e di tutela della salute. Purtroppo non sempre si investe in questo senso”.