Le storie di vita, in particolar modo se intense e ricche di impegno sociale, travalicano i concetti di tempo e spazio. Esiste un filo conduttore che accomuna vissuti, al contempo drammatici ed emotivamente significativi, di donne in diverse zone del mondo. Maghweb da qualche tempo cerca di raccogliere questo filo, fermandosi ad ascoltare e documentare storie geograficamente limitate ma enormemente dense di contenuto se analizzate con uno sguardo globale. Nella terra del realismo magico, in una Macondo senza tempo ma vorticosamente dinamica, abbiamo raccolto la storia di vita di Doña Teresa Jaramillolideresa comunitaria che da decenni, oltrepassando i confini geografici delle regioni colombiane, lotta al fianco di campesinas e campesinos con un’idea chiara: garantire una vita degna a coloro i quali, da 60 anni, sono le prime vittime di un conflitto che sembra non vedere una fine. Il problema centrale che condusse all’inizio di questa tragica guerra fu proprio l’iniqua distribuzione delle terre, a favore dei grandi latifondisti. In un contesto di enorme disuguaglianza sociale nacquero a metà degli anni ’60 i primi gruppi rivoluzionari guerriglieri (FARC nel 1964, l’anno dopo l’ELN). Da quel periodo a oggi la spirale di violenza ha riguardato una fetta sempre più ampia della popolazione, principalmente delle aree rurali ma con grosse conseguenze nelle periferie delle città. Il narcotraffico è servito, in maniera trasversale, a finanziare i vari attori del conflitto. La zona del Bajo Cauca antioqueño, dove Teresa vive, è pienamente colpita dal conflitto: gruppi paramilitari di destra al servizio delle multinazionali, esercito ufficiale, narcotrafficanti e gruppi guerriglieri operano attivamente nella regione. La coltivazione della pianta di coca diventa, per i contadini colombiani, una necessità più che una scelta consapevole.  In questo aspro e difficile contesto, Teresa gioca un delicato ruolo di promozione dei diritti della popolazione campesina. Nei giorni in cui ci ha aperto le porte della sua finca ci ha raccontato in ordine sparso dell’occupazione delle terre, della mediazione con guerriglieri e paramilitari, della promozione di colture alternative, dell’energia vitale dei bambini, della forza dell’essere una donna lider, riconosciuta e stimata, in un ambiente così marcato dalla violenza e dalle dinamiche patriarcali. Questa è la cornice che abbiamo voluto costruire intorno alla sua storia, con la speranza che possa servire a dar voce alla bellezza che (R)esiste anche in una regione così tormentata.