Foto Viviana Corvaia

Testo di Lucia Pepe, foto di Viviana Corvaia – Le donne indiane non fanno rumore, le vedi sempre composte, silenziose, belle e splendenti nei loro sari colorati; ma se guardi nei loro occhi profondi puoi vedere la resistenza, la fatica, ed in quel momento con uno sguardo e un sorriso, scatta la complicità.

Mrs. Madhumita Mishra, fondatrice e segretaria dell’organizzazione Jeevan Rekha Parishad (ora JRP), la incontro dietro una scrivania. Mi fa accomodare, fa servire del the, le squilla il telefono, lei si scusa e risponde, continuando a sorridermi. Ha uno sguardo dolce e deciso.

Quando le chiedo, in generale, come considera la condizione femminile in India, accenna imbarazzo, ma poi afferma “l’India è governata da una società maschilista, tutto segue gli interessi degli uomini” per questo nel 1993 nasce JRP, dalla volontà di un gruppo di donne fermamente convinte del fatto che “se non c’è parità di genere un Paese non può svilupparsi” afferma Madhu.

Mi ci è voluto un po’ per riuscire a vedere oltre la formalità che il suo ruolo le impone, eppure fin dall’inizio quello sguardo mi aveva colpito. 

Inizialmente era strano per me assistere alla referenzialità con la quale si approcciano a lei i membri dello staff, e, per quanto per me fosse bizzarro, anch’io quando venivo chiamata in ufficio da  “Madame” sentivo una sorta di  solennità.

Poi, pian piano, riesci ad andare oltre: ti coinvolge nei suoi progetti, chiede la tua opinione, ti spinge a dare un contributo e capisci che riconosce il valore di un’idea diversa.

Uno dei momenti migliori con Madhu sono gli spostamenti in auto, per andare a visitare alcuni progetti che JRP implementa nei villaggi tribali fuori da Bhubaneswar: in macchina si parla di tutto, mi racconta orgogliosa dei suoi figli e dei loro studi, racconta di altre zone dell’India facendomi sognare, e poi idee su idee per migliorare i progetti esistenti o crearne di nuovi; mi chiede curiosa della mia vita in Italia, di cosa mi ha colpisce di più dell’India e si informa materna “Ma ti piace il cibo o è troppo piccante?”.

È fiera della sua India, se nota che un paesaggio mi colpisce particolarmente, chiede di rallentare perché possa osservare meglio; e non si stanca di rispondere a tutte le mie curiosità su tradizioni e rituali religiosi.

Il primo progetto fortemente voluto da Madhu è stato il “Madhu Network Project”: portare nei villaggi tribali l’apicoltura, insegnando alle donne a prendersi cura delle api ed estrarre il miele, che poi viene rivenduto in città. Il valore di questo progetto lo vedi oggi, quando visitando i villaggi le donne sono le protagoniste di questa attività, ti mostrano il processo e orgogliose ti fanno assaggiare il miele appena rimosso dalle arnie.

“Il beekeeping project non richiede particolari competenze, produce guadagno ed è eco-friendly” spiega Madhu. “Le donne possono prendersi cura delle arnie senza spostarsi dal villaggio, continuando ad occuparsi della casa e dei bambini, ma sviluppando una competenza e una possibilità di guadagno. In un altro villaggio svilupperemo un training per offrire alle donne nuove opportunità di lavoro implementando le competenze artigianali che già posseggono”.

Madhu è una donna fortunata, che ha messo la sua intelligenza e intraprendenza al servizio di altre donne e ne va fiera: “Sono orgogliosa di me in quanto donna che si occupa di donne”. Come lei, nell’équipe di JRP ce ne sono altre: le maestre delle slum school, la responsabile del progetto per il miglioramento delle condizioni igieniche nei villaggi di Chilika Lake, la responsabile della struttura che ospita anziani; e ci sono donne nelle tante organizzazioni che collaborano con JRP in supporto di donne allontanate dalle famiglie o per la prevenzione delle mst (malattie sessualmente trasmissibili) con le trans.

Donne che, quotidianamente, con la loro pacatezza, avvolte in sari variopinti, costruiscono reti di solidarietà, partecipando al cambiamento della società; ed è questo ciò che vedi nei loro occhi profondi.

Parlando di futuro, Madame Madhu sorride: “Sono ottimista: penso che ogni donna possa fare ciò che vuole se ha una forte volontà”.

Spenta la telecamera, ringrazia, dice che è sempre felice quando ha la possibilità di collaborare e confrontarsi con altre donne che vengono da paesi lontani come noi; sorrido: è esattamente quello che stavo pensando anch’io in quel momento.