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“Dalle Alpi al Mediterraneo, l’attacco alla solidarietà si sta intensificando in tutta Italia. Comunque vadano i processi contro le ONG e gli operatori umanitari, nei quali la magistratura dovrà dimostrare il rispetto di quella autonomia e di quella indipendenza previste dalla carta Costituzionale, la solidarietà non può arretrare”. È questo il contenuto dell’appello lanciato dalle associazioni e dalle persone che compongono il Forum Antirazzista di Palermo a pochi giorni dal sequestro della nave della Ong spagnola ProActiva Open Arms che lo scorso 18 marzo si era rifiutata di consegnare alla Guardia Costiera libica 218 migranti salvati in mare. La procura di Catania, che ha confermato l’inchiesta e il sequestro, ha ipotizzato il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Secondo l’accusa ci sarebbe una volontà di portare i migranti in Italia anche violando legge e accordi internazionali, non consegnandoli ai libici.

Nel testo viene evidenziato come la situazione dei migranti “rischia di degenerare nei prossimi mesi, per il prevedibile aumento delle partenze dalla Libia, per il progressivo disfacimento del sistema di accoglienza in Italia, e per la devastante crisi politica ed economica che sta attanagliando il nostro paese”. Per questo motivo “occorre reagire andando oltre la dimensione difensiva processuale nella quale si vorrebbe ridurre le organizzazioni non governative e tutte le persone ancora solidali”.

E le reazioni da parte della società civile contro la criminalizzazione della solidarietà e la repressione dell’accoglienza  in nome della lotta al terrorismo e alle migrazioni “irregolari” si stanno moltiplicando in tutta Italia. È di pochi giorni fa la notizia della decisione del pacifista siciliano Nicola Arboscelli, conosciuto come Irpo, di iniziare uno sciopero della fame, che da venerdì 6 aprile sarà anche della sete, per chiedere il dissequestro della nave Open arms, bloccata dal Gip di Ragusa nel porto di Pozzallo.

“Il gesto estremo di Irpo – scrivono i firmatari del forum – cerca di rompere il silenzio e l’indifferenza di troppi rispetto al naufragio dei diritti umani nel Mediterraneo, alla criminalizzazione di chi è colpevole solo di rispettarli salvando le vite, e alla legittimazione di torture e violenze come quelle perpetrate in Libia su migliaia di donne, bambini e uomini. Noi, associazioni palermitane che basano da sempre il proprio lavoro e intervento sociale sul contrasto ad ogni razzismo e discriminazione e sulla difesa della dignità di ogni persona, rispondiamo convintamente all’appello di Irpo e riaffermiamo la nostra indignazione per quanto sta accadendo in spregio alle convenzioni internazionali ed europee sui diritti umani, al diritto del mare, ma anche alla stessa cosiddetta civiltà giuridica europea, affermata all’indomani della seconda guerra mondiale come un “mai più” agli orrori dei totalitarismi e degli stermini”.

Nell’appello viene ricordato come il Tribunale permanente dei popoli, nella sentenza del 20 dicembre 2017, emanata a Palermo dopo 3 giorni di testimonianze dettagliate, abbia definito definito le attività svolte in territorio libico e in acque internazionali dalle forze di polizia e militari libiche, nonché dalle molteplici milizie tribali e dalla “guardia costiera libica”, a seguito del Memorandum del 2 febbraio 2017 Italia-Libia. “Un crimine contro l’umanità, nelle loro oggettive conseguenze di morte, deportazione, sparizione delle persone, imprigionamento arbitrario, tortura, stupro, riduzione in schiavitù, e in generale persecuzione contro il popolo dei migranti”. “La condotta dell’Italia e dei suoi rappresentanti, come prevista e attuata dal predetto Memorandum, integra concorso nelle azioni delle forze libiche ai danni dei migranti, in mare come sul territorio della Libia”.

Durissima la denuncia dei firmatari: “Un giorno la storia chiederà il conto di tutto questo. E si racconterà di come, per distogliere l’attenzione dai reali problemi di un’Italia e di un’Europa in crisi, si sia scelto di usare i migranti come capri espiatori e condurre contro queste persone inermi, vittime di ineguaglianze e conflitti di cui i paesi che li respingono hanno profonde responsabilità, una guerra terribile. “Si racconterà – concludono – di questo momento come dell’inizio dell’abisso e della fine dei diritti umani, della criminalizzazione della solidarietà, della legittimazione dell’odio e della violenza come gli unici fondamenti su cui ricostruire identità escludenti e incattivite. Ma non nel nostro nome, non nel nome di chi, oggi farà sentire la propria voce nei modi e nei luoghi in cui potrà”.

Il Forum Antirazzista di Palermo e tutti i firmatari dell’appello domenica 8 aprile saranno a Pozzallo, dalle 13 in poi, per sostenere la protesta insieme ad Arboscelli e chiedere che il salvataggio delle persone in mare sia effettuato solo da navi che rispettano la legge internazionale marittima e che possano condurre le persone che cercano rifugio in Europa nel primo porto sicuro disponibile.