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Il programma si annuncia ancora più denso e articolato rispetto alle edizioni precedenti, torna dal 4 all’8 ottobre a Palermo il Festival delle Letterature migranti, promosso dal Comune di Palermo e dall’Associazione Festival delle Letterature migranti. Centinaia di autori da tutto il mondo, artisti, registi, giornalisti, docenti per raccontare le migrazioni come condizione ordinaria, e non più straordinaria, della vita dei popoli.

Un Festival che valorizza la natura migrante della stessa letteratura e gli autori capaci di dialogo tra culture differenti. Decine di tavole rotonde, presentazioni di libri, incontri nelle scuole, letture, workshop, mostre, proiezioni cinematografiche, performance teatrali, un inedito progetto musicale e un unico punto di vista: quello della mobilità come diritto, dell’incontro tra culture e del dialogo tra fedi differenti.

Protagonista, ancora una volta, sarà il centro storico di Palermo, città multiculturale per geografia e vocazione, territorio di accoglienza e integrazione di popoli e di lingue. 

Il programma, redatto da un comitato guidato da Davide Camarrone, direttore del Festival, giornalista e scrittore, e dallo scrittore Giorgio Vasta, costituisce una sorta di guida al Contemporaneo, di canone, di cifrario per l’interpretazione del tempo convulso che stiamo vivendo: attraversato da migrazioni di popoli e di culture, sconvolto da un’emergenza ambientale e da crisi e conflitti. Tra gli autori, numerosi testimoni italiani, europei e provenienti dall’Africa, dal Medio e dall’Estremo Oriente. Tra questi segnaliamo Frank Westerman, giornalista e scrittore olandese, la scrittrice e giornalista Flore Murard-Yovanovitch, lo psicologo Fabrice Olivier Dubosc, che riflette sulle possibili forme di una psicologia coloniale, la scrittrice e giornalista siriana Samar Yazbek, lo scrittore ceco Patrik Ouredník

Il pianista iraniano Ramin Bahrami è il protagonista indiscusso della nuova sezione musicale del Festival. Ramin Bahrami concepisce la musica quale linguaggio senza confini e descrive la figura di Johann Sebastian Bach come quella di un “grande viaggiatore”, capace di far migrare verso le sue opere i ritmi, le melodie, i linguaggi di popoli e tradizioni lontanissimi fra di loro. Attraverso le parole di Ramin Bahrami, la musica di Bach diverrà infatti al Festival lo specchio di un mondo ideale, «dove l’Oriente e l’Occidente si amano e si divertono insieme, dove il nero fa l’amore con il bianco, dove il tedesco si innamora del ritmo siciliano, dove tutto è al servizio della perfezione e della bellezza».

Dopo l’apertura alle Arti Visive della seconda edizione, il FLM riprende il dialogo con l’arte contemporanea con l’urgenza che parole e visioni si intreccino. Il feel rouge delle esposizioni e degli incontri artistici del Festival curato da Agata Polizzi sarà “Dare un nome”: alle persone, ai sentimenti, alle azioni.

Al centro l’esperienza di John Berger, fotografo artista e scrittore, di cui Contrasto – importante partner dell’edizione 2017 del Festival – ha pubblicato di recente una versione rivista e aggiornata de “Il settimo uomo” con fotografie di Jean Mohr, le cui tavole saranno in mostra al Branciforte.

Il Museo Salinas ospiterà invece un lavoro inedito site specific di Serena Vestrucci: Things become clear after billions of years. Lo Steri accoglierà un importante progetto in collaborazione con la Fondazione Merz: la realizzazione dell’intervento dell’artista Gili Lavy. Inoltre in collaborazione con la Soprintendenza del Mare verrà realizzata la mostra Tour Operator a cura di Daniela Brignone all’Arsenale della Marina Regia, e in collaborazione con Minimum Migrant’s Guide To Sicily di Simone Sapienza.

Il palinsesto legato all’audiovisivo, curato da Andrea Inzerillo, si muove al confine tra documentario e finzione. Un interessante incontro vede protagonista il critico e produttore cinematografico Dario Zonta in dialogo con il regista sardo Giovanni Columbu, di cui verranno proiettati i film Arcipelaghi e Su Re.

Come ogni anno, il Festival dedica una speciale attenzione agli studenti con un calendario di incontri per le scuole secondarie di primo e secondo grado che coinvolge un ventaglio di scrittori già presenti al festival che per biografia, attitudine e stile sono particolarmente adatti per un confronto con i ragazzi. 

“Il Festival delle Letterature Migranti ha a Palermo la sua più naturale collocazione – dichiarano il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore alla Cultura, Andrea Cusumano – perché Palermo è sempre più la capitale dell’incontro fra le culture e delle culture migranti e dei migranti”

“Questa terza edizione – dichiara Davide Camarrone, direttore artistico del Festival – proporrà non un semplice programma letterario, un calendario di appuntamenti, ma una sorta di canone interpretativo. Grande spazio alle storie, alle avanguardie, ai diritti umani, al tema delle traduzioni e della conoscenza di culture differenti. Abbiamo verificato quale sia l’interesse degli autori e delle case editrici, e abbiamo ricevuto sostegno e incoraggiamento. E poi, l’arte contemporanea, la musica, il cine doc e la collaborazione con il Teatro Biondo. Differenti linguaggi, migrazioni tra generi e narrazioni. Grazie ad una squadra di consulenti davvero straordinaria, ad un comitato scientifico costituito da docenti e intellettuali e ad un team organizzativo esperto e instancabile. Tanti i discussant con i quali gli ospiti si confronteranno: una comunità tutta palermitana, perché Palermo è un luogo interessante, un interessante punto di vista ma è soprattutto un’interessante griglia interpretativa del nostro tempo. Tanti, i volontari. Per un’altra parola chiave del nostro tempo: condivisione. In una città accogliente. Per il Comune di Palermo, primo sostenitore della manifestazione, il Festival delle Letterature migranti è una scelta strategica, che dice della città, del cammino percorso e del suo ruolo di pace e dialogo nel Mediterraneo, in un momento molto difficile”.